La visita a Piedimonte, per chi giunge da Fiumefreddo, inizia da Piazza Roma, cuore storico del primitivo insediamento per essere stato al suo nascere (allora si chiamava Piano S.Michele) la porta di accesso al paese. Da qui si apre, infatti, l’antica Via Forni, prima importante arteria di collegamento, assieme a Via Difesa, tra la parte bassa del paese e di territori a monte del Feudo Bardelle.
A partire da 1718 questo luogo prese il nome dalla chiesetta fattavi costruire dal Principe Ferdinando Francesco Gravina. La chiesa di S.Michele, la terza di Piedimonte, fu costruita a somiglianza della più antica Chiesa di S.Ignazio ma con il prospetto rivolto a mezzogiorno.
Dell’originaria organizzazione planimetrica di Piano S.Michele, l’attuale Piazza Roma conserva ancora qualche traccia. Sullo slargo antistante la chiesa si affaccia l’elegante prospetto neoclassico di Palazzo Voces, costruito nella seconda metà del XIX secolo. Sul lato opposto fa da sfondo il lungo fronte di Palazzo Carpinato.
Degli anni ’50 è la realizzazione della Villa comunale, unica oasi di verde all’interno del centro abitato. Proseguendo lungo Via Mazzini, due alti campanili in pietra bianca di Siracusa annunciano la presenza della chiesa di S.Ignazio, edificata alla fine del secolo scorso, su progetto del ripostese Pietro Grasso, nel luogo in cui sorgeva la vecchia chiesa fatta costruire da Ignazio Sebastiano.
Un’immagine di come doveva apparire all’epoca della sua fondazione la si può trarre dalla Tela della Madonna delle Grazie conservata nell’ala sacramentina della Chiesa Madre.
In questo dipinto, di anonimo pittore del XVII secolo, vediamo riprodotti nella loro originaria collocazione, molti degli antichi monumenti cittadini oggi scomparsi: il campanile a giglio della chiesa di S.Michele, il massiccio volume merlato del carcere e la prima chiesa di S.Ignazio, il palazzo del Principe e il fonte vecchio nel piano della Matrice.
Superata la piazzetta di S.Ignazio la vista si apre sull’ampio slargo irregolare di piazza Madre Chiesa. In questo spazio domina incontrastata la chiesa madre della Madonna del Rosario. Di vaste dimensioni, la “matrice” presenta, unica nel suo genere a Piedimonte, un impianto basilicale a tre navate sorrette da massicce arcate convergenti verso l’ampio abside nel quale è collocato l’altare maggiore. Iniziata nel 1712 fu ampliata più volte nel corso del XIX secolo vi furono aggiunte prima l’ala i mezzogiorno, cosiddetta del Crocifisso e la sacrestia (progetto dell’architetto Raffaele Patanè Contarini), e poi la navata sacramentina che permise di creare un accesso anche da via Serro. Al suo interno, lungo le pareti delle navate laterali, trovano posto una doppia serie di pregevoli altari marmorei ornati da ampie tele per lo più raffiguranti la vita dei santi. Tra queste, la tela del martirio di S.Sebastiano, la Pala di Santa Lucia, del pittore acese Francesco Mancini e le due tele di S.Francesco e S.Antonio di Alessandro Abate. All’esterno il disegno della facciata mescola elementi architettonici tratti dal linguaggio classico e da quello vernacolare.
Dalla chiesa madre, attraversato il corso principale, si prosegue per via Umberto fino all’omonima piazza dove sorge il convento dei padri Cappuccini e l’annessa chiesa dell’Immacolata. L’edificazione del complesso monastico, avvenuta tra il 1731 e il 1749, si deve all’interessamento di Ferdinando Francesco e del fratello Giovanni Battista. Gli arredi sacri della chiesa dell’Immacolata sono tra i più preziosi conservati a Piedimonte. Di grande pregio è la tribuna dell’altare maggiore che incorpora un grandioso ciborio in legno a minuti intagli del tutto simile a quello conservato presso la chiesa dei cappuccini a Linguaglossa. Tra i quadri, le due tele raffiguranti S-Antonio da Padova e S.Francesco, che ornano gli altari collocati sul lato destro della chiesa, mentre, sul lato opposto, a coronamento dell’altare centrale, si può ammirare una splendida Natività di Gesù.
Ritornati sul corso Vittorio Emanuele, la visita procede verso Porta S.Fratello che, già da lontano, segna con il suo profilo inconfondibile l’asse prospettico dello “stradone”. E’ probabile che la denominazione “Porta S.Fratello” stava semplicemente ad indicare la direzione da percorrere per rag~ giungere uno dei nuovi possedimenti, S.Fratello, sul versante tirrenico, che Francesco Ferdinando aveva acquisito sposando Annamaria Lucchese. Un’altra tradizione vuole che il nome S.Fratello derivi dall’esistenza sul luogo di un altarino raffigurante l’immagine di S.Alfio, uno dei tre santi, assieme a Filadelfo e Cirino, detti “i santi fratelli”. La sua edificazione risale alla prima metà del ‘700 e si deve, ancora una volta, all’iniziativa di Ferdinando Francesco. Realizzato con grandi conci di pietra lavica, il portale presenta una coppia di pila~ stri a sezione quadrata in forma di alti obelischi, alla cui sommità si ergono, quasi in precario equilibrio, due sfere di pietra. Oggi i “pupa” si ergono solitari e tali noi li possiamo ammirare. Nel 1936, infatti, le appendici laterali furono maldestramente demolite allo scopo di agevolare il passaggio al pedone che, per proseguire da via S.Fratello a via Borgo, doveva necessariamente attraversare la via.
Dell’edilizia sette-ottocentesca dell’antica via S.Fratello rimangono i rigorosi allineamenti voluti dal Principe. Ad eccezione del palazzotto settecentesco posto di fronte via Difesa, dai preziosi intagli in pietra lavica, i palazzi che si affacciano sullo stradone sono stati quasi tutti costruiti o ricostruiti nel corso di questo secolo. A partire dai quattro canti si segnala palazzo Puglisi, realizzato intorno al 1930, nel luogo su cui sorgeva un più antico palazzotto in pietra lavica. Sullo stesso lato il palazzo del Municipio, terminante a punta su piazza Indipendenza. Sulla sinistra spiccano, per la qualità del disegno architettonico, il palazzotto di proprietà Calì-Cassaniti e palazzo Scidà.
Dall’imbocco di via Difesa a salire, tra tutti gli edifici, notevole è il palazzo Morabito, dal vigoroso cornicione in pietra bianca che gira ad angolo su due fronti. Infine, oltre il fondale settecentesco della porta S.Fratello, su via Borgo immediatamente a ridosso la piazzetta del Calvario, è da segnalare un grazioso palazzotto che al primo piano conserva un singolare altarino votivo in pietra arenaria di sicuro interesse.
Fuori dal perimetro urbano, meritano una visita le frazioni di Vena e Presa, meta di villeggiatura estiva. Vena è nota per la presenza del santuario di Maria SS. Della Vena, risalente al XVI secolo. All’interno della chiesa è conservata una preziosa icona della Madonna.
Pagina aggiornata il 10/07/2023